Operatori sanitari del territorio: sentinelle ambientali e comunicatori del rischio
26 agosto 2021
Contributo del Gruppo Esperto Ambiente e Salute del CEA
Da tempo si è aperta in Europa una prospettiva che allarga la visione e il campo di attività dei Medici di Medicina Generale (MMG) e Pediatri di Libera Scelta (PLS), collettivamente definiti come family doctors, al di là delle classiche attività clinico-assistenziali. Questa prospettiva riguarda le relazioni tra ambiente e salute, con i medici che svolgono anche un ruolo di “sentinella” più decisamente orientato alla comunicazione dei rischi, alla promozione della salute (advocacy) e alla collaborazione con i competenti Servizi del Sistema Sanitario (Dipartimento di Sanità Pubblica) nella sorveglianza epidemiologica, base della prevenzione primaria. Inoltre, la crescente integrazione di competenze a livello di medicina territoriale, l’allargamento delle attività svolte da operatori non medici anche in autonomia e lo stretto contatto con grandi fasce di popolazione richiede di orientare anche il loro ruolo verso la prevenzione e la promozione della salute.
Mentre l’attività tradizionale si è concentrata sul controllo della patologia infettiva, da qualche anno il tema della relazione tra l’ambiente e la salute occupa uno spazio sempre più grande, spinto dall’accumulo di evidenza scientifica e dalla maturazione di una consapevolezza sociale e politica su alcune criticità, a partire dal cambiamento climatico. La pandemia COVID 19, come sappiamo, ha scoperto tutte le carte, svelando come la stessa diffusione di nuovi agenti infettivi, a partire dai virus, sia favorita dagli squilibri ambientali.
Del resto l’interfaccia tra family doctors e sistema della prevenzione già oggi si articola in una serie di attività, spesso misconosciute, quali:
- codifica delle cause di morte (atto fondamentale per il calcolo corretto dell’indicatore di salute più forte di cui disponiamo);
- alimentazione dei registri di patologia (aspetto in via di sviluppo a livello nazionale);
- alimentazione dei sistemi di sorveglianza codificati (es. notifica di malattia infettiva, rete INFLUNET), e non codificati (es. focolai epidemici, effetti potenzialmente associati ad esposizione ambientale);
- assistenza e responsabilità igienico-sanitaria in contesti fragili come le RSA;
- comunicazione e promozione, sia per il controllo dei rischi ambientali e l’adesione a screening e vaccinazioni, sia per facilitare comportamenti e stili di vita corretti;
- compartecipazione alla ricerca scientifica “sul campo”.
Come risulta da questo quadro di attività, il tema ambiente-salute pervade diversi ambiti che sono oggetto di crescente attenzione grazie al contributo di alcune organizzazioni come i Medici per l’Ambiente (ISDE) e al coinvolgimento degli Ordini dei Medici (FNOMCeO), con la proposta di una Rete Italiana di Medici Sentinella per l’Ambiente (RIMSA) e la messa a punto di un primo documento metodologico nel 2020 (scarica pdf). Una sintesi dello stato di avanzamento delle iniziative e i principali riferimenti bibliografici sono riportati in un articolo pubblicato nel 2019 su Epidemiol Prev (scarica pdf).
Anche il Ministero della Salute si sta attivamente occupando di questo tema con la costituzione di una task force sul rapporto ambiente salute e con il suo inserimento tra le undici principali aree di integrazione del Piano Nazionale per la Prevenzione 2020-2025. Tra l’altro il Piano definisce MMG e PLS come “figure chiave per favorire l’alfabetizzazione sanitaria (health literacy), la capacità d’azione di ognuno per la salute individuale e collettiva (empowerment) e per il contrasto alle disuguaglianze”.
Al proposito, a Parma si è recentemente svolta un’esperienza pilota, il progetto europeo AWAIR, riguardante la gestione, anche sotto l’aspetto comunicativo, degli episodi acuti di inquinamento atmosferico. Nell’ambito del gruppo multilivello dei partecipanti c’è stata un’ampia condivisione sul ruolo di veri e propri mediatori culturali che assumono gli operatori sanitari (a partire da MMG e PLS), soggetti in grado di veicolare informazioni scientificamente corrette e personalizzate sugli assistiti. È provato che i family doctors, adeguatamente preparati, garantiscono un impatto positivo sui comportamenti in tempi relativamente brevi.
Il da farsi può essere ricondotto a due punti essenziali:
- Costruire progressivamente una competenza professionale sul tema ambiente-salute dei family doctors o meglio ancora degli operatori sanitari a livello di cure primarie e degli specialisti che si occupano di soggetti fragili;
- Mettere a sistema questa competenza con quella istituzionale dei Dipartimenti di Sanità Pubblica sulla prevenzione primaria, a partire da una informazione epidemiologica locale e come nucleo motore di alleanze intersettoriali più vaste secondo il principio della “salute in tutte le politiche”.
A Parma non si parte dal nulla poiché ci sono stati casi di scambio collaborativo tra Dipartimento Sanità Pubblica (DSP) dell’AUSL e MMG che hanno operato come “sentinelle ambientali” o come osservatorio epidemiologico di casistiche da approfondire. Tra questi, una segnalazione di tumori linfatici e un’altra riguardante i tumori in genere di un gruppo di lavoratori non professionalmente esposto. Entrambe hanno riguardato piccole realtà comunali che, pur non rivelando (nel confronto provinciale e regionale) eccessi significativi, segnalano condizioni da mantenere in osservazione negli anni. Un’altra occasione di confronto è stata la vicenda dei disagi olfattivi, associati dalla popolazione alle emissioni di una ceramica, che ha comportato un grosso lavoro di monitoraggio che ha coinvolto DSP, ARPAE, family doctors locali e specialisti, con il sostegno della Regione.
Nell’ambito della nostra comunità, un modo per muovere i primi passi potrebbe essere la creazione, favorita dall’Ordine dei Medici, di un gruppo di progetto, inteso come un primo nucleo di operatori sanitari che, in sinergia con il Servizio Sanitario e con organizzazioni di riferimento come ISDE, possa formulare una proposta formativa, rivolta a MMG e PLS e operatori sanitari collegati, per una loro piena assunzione del ruolo di comunicatori e sentinelle ambientali.
Maurizio Impallomeni
Componente del Gruppo Esperto CEA Ambiente e Salute
Già direttore dell'Area di Igiene Ambientale, Dipartimento Sanità Pubblica AUSL
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